martedì 2 gennaio 2018

GLI UTILIZZATORI DEI TESSUTI ARTIFICIALI ___ (per una sociologia dell'artificiale)

Il progresso scientifico e tecnologico, la crescente domanda di prodotti tessili, il desiderio di produrre fibre senza dover dipendere da fattori legati al clima e all'ambiente, hanno portato l'uomo alla scoperta delle fibre chimiche artificiali, prima, ed in seguito di quelle sintetiche.
Inizialmente le fibre tessili artificiali si imposero sui mercati allo scopo di sostituire i filati naturali, ma, con il tempo, hanno acquistato un'autonoma funzionalità.

A quale target di consumatori sono state destinate?

Il settore delle fibre tessili artificiali fu, fin dalle sue origini, strettamente legato ai dettami imposti ai consumatori dalla moda. Se ci concentriamo sul caso italiano, le maggiori aziende operanti nel settore delle fibre tessili artificiali fecero ricorso a studiati messaggi pubblicitari, al fine di attrarre i potenziali acquirenti.
Per reclamizzare i filati artificiali spesso si fece ricorso alla stampa e non mancarono le pubblicità d'autore, come ci testimoniano i raffinati posters disegnati da Dudovich per l'Italrayon.
Inizialmente, vennero scelte delle campagne pubblicitarie molto sofisticate, capaci di rievocare alla mente l'idea di una moda raffinata ed élitaria: bellissime modelle e famose attrici dalla mise elegante vennero chiamate a reclamizzare le calze Bemberg o il raion della SNIA.
Con la seconda metà degli anni Trenta, si assistette ad un radicale cambiamento del messaggio pubblicitario, che divenne più incisivo, accompagnato spesso dalla rappresentazione di operaie combattive, del tricolore e da slogans inneggianti la nazione e l'indipendenza economica. Ma tale mutamento non fu soltanto la conseguenza di precise finalità politiche. Le pubblicità iniziarono a proporre, accanto allo stereotipo della donna aristocratica dalla bellezza eterea, modelli femminili nuovi: indossavano abiti e calze di rayon donne "comuni", "della porta accanto", esponenti della piccola e media borghesia italiana, in cui molte potenziali consumatrici volevano riconoscersi. Evidentemente il target di riferimento per il settore si era ampliato notevolmente, segmentandosi.
E' possibile che la domanda di seta artificiale fosse stata, almeno inizialmente, espressione dei bisogni della classe dei nuovi arricchiti, ma con il tempo, anche i ceti meno abbienti poterono acquistare articoli di rayon, grazie alla netta diminuzione dei loro prezzi; le fibre tessili artificiali ed i tessuti con esse prodotti divennero veri e propri beni di consumo di massa.

Il rayon operò una vera e propria rivoluzione nella moda femminile negli articoli di calzetteria. All'inizio del secolo le donne indossavano calze piuttosto spesse di lino, cotone o lana; erano pochissime quelle che potevano permettersi calze di seta naturale, vendute a prezzi proibitivi. Le calze di seta artificiale, più fini e brillanti, dal costo maggiormente accessibile, riscossero uno strepitoso successo, nonostante la minor resistenza rispetto a quelle di seta naturale e la grande facilità con cui si smagliavano.
Anche nella produzione di fodere il raion fu chiamato presto a sostituire il cotone e la più costosa seta naturale, da solo, oppure mescolato al cotone, alla seta, o alla lana.
A poco a poco la seta artificiale riuscì anche a vincere la totale avversione delle fabbriche specializzate nella produzione di seta naturale: il raion venne introdotto nella produzione di tessuti per cravatte, di velluti, di satins, di taffetas e di diversi generi di crêpes. Notevole fu anche il suo impiego per ottenere broccati per mobili e tappezzerie e per la realizzazione di ombrelli.


Nel tempo i tessuti realizzati con fibre man made hanno avuto un'ampia diffisione e, come abbiamo già avuto modo di dire, non solo nel settore dell'abbigliamento, ampliando e diversificando la platea dei potenziali consumatori, creando mercati di nicchia ed altamente tecnologici.
L'innovazione per eccellenza degli anni Ottanta sono state le microfibre, nate in seguito ad un affinamento dei titoli, con l'utilizzo delle quali si crearono nuovi tipi di tessuto destinati all'abbigliamento sportivo, viste le loro proprietà estremamente adatte a questo campo come l'impermeabilità, la traspirabilità e la confortevolezza.
Tra la metà degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta hanno conosciuto un rapido sviluppo le fibre elastiche, adeguate ad ogni tipo di abbigliamento grazie alla loro comodità e aderenza al corpo, ed il pile, molto resistente e a elevata coibenza termica, che ha rappresentato una svolta soprattutto in campo sportivo e del tempo libero.
Negli ultimi anni Novanta infine vennero sviluppate e prodotte una serie di fibre frutto dell'adeguamento delle proprietà della fibra stessa alle caratteristiche del corpo umano, tra queste ricordiamo le fibre antibatteriche, anti UV, antistress, anticaldo e antifreddo.
La forte propensione delle fibre man-made a essere progettate secondo le nostre esigenze costituisce il presupposto fondamentale dell'innovazione e della ricerca ancora oggi, e ci permetterà di migliorare la qualità della nostra vita quotidiana.

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